domenica 20 aprile 2008

L'amara morale degli amanti

ALLEGORIA CON VENERE E CUPIDO - 1540/50 Il Bronzino


Questo quadro affascina e inquieta, è un mio parere.

In genere le allegorie sono tutte interessanti, ed è difficile trovare su tutte le fonti la stessa lettura. Questo quadro suscita attrazione e repulsione allo stesso modo.

E' la più fredda, e meno sensuale, ma al tempo stesso più apertamente erotica, rappresentazione della passione sessuale mai dipinta fino a quel periodo.

Venere e Amore offrono all'osservatore i dettagli lascivi del loro amplesso.

A destra lo Stolto Piacere, fanciullo sorridente con una cavigliera a sonagli, getta petali di rosa sugli amanti, incurante della spina che gli trafigge il piede destro.

Dietro di lui Frode, giovinetta dal volto piacevole e dal corpo mostruoso, porge con una mano un dolce favo, e con l'altra tenta di nascondere il pungiglione che ha sulla coda.

Le due maschere della tragedia e della commedia, ai piedi del Piacere, in questo caso, somigliano più alle facce di un satiro e una ninfa, simboli che nella mitologia pagana rappresentavano la preda ed il predatore nel gioco amoroso.

Lato opposto: appare una figura tormentata, che definisce una linea immaginaria (sale dal suo braccio, continua con il braccio di Venere e si conclude con quello di Tempo) che sembra formare un'alcova per gli amanti. Essa rappresenta la Gelosia, o la Pena o la Sofferenza (forse in riferimento anche alla sifilide, neo diffusa in Europa, che veniva curata con velenoso mercurio).

In alto a sinistra L'Oblio cerca di stendere un velo sulla scena, ma viene trattenuto da Tempo.

L'Oblio non è una maschera: è soltanto priva della parte posteriore del capo in cui, secondo la frenologia, sarebbe conservata la memoria. Tempo è rappresentato con barba bianca, ali e clessidra.

Dunque gli amanti, incuranti del gioco di luci e ombre che scaturisce con il loro atto, dividono la loro scena con lo scatenato ed irrefrenabile Stolto Piacere, la cui passione permette di godere e accieca fomentando l'incuria dei pericoli, e con la Frode che inganna con la dolcezza, con il suo visino angelico, ma equilibra la tentazione di tenerezza, abbandono e lussuria con un colpo di pungiglione sferrato senza indugio, tenuto nascosto all'alba del sentimento, conscio dettaglio di malafede nutrito in seno, a beffa agli amanti. Il tutto si svolge in una nicchia, che raccoglie gli ignari amanti, custodita dalla lungimirante Gelosia, o Sofferenza, che si tormenta per il lento abbandonarsi senza coscienza al Piacere, e che inerte, dinnanzi alla scena, si dispera. Da Oblio, il quale cerca di nascondere e cancellare tutto, nel disperato e vano tentativo di ripulire la coscienza, e da Tempo, che irremovibile saggio e reale come lo scorrere della sabbia in una clessidra, lo trattiene con forza e con un severo sguardo rivela la triste impotenza delle altre due figure.

Ho una domanda, che però non trova risposta: perchè Venere impugna una freccia rubata dalla faretra del nudo Amore?

A prima vista accattivante, l'immagine lentamente rivela la sua amara morale...piuttosto angosciante che seducente.

Anya

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